giovedì 17 aprile 2014

venerdì 4 aprile 2014

Ciao Giulia

E' da un po' che non capitavo da queste parti. Oggi pensavo a un modo per tirare fuori quello che avevo dentro, riuscendo poi ad essere abbastanza soddisfatta dei miei progressi nello sfogo.
Ho pensato che era ora di scrivere un po'. Mi sono anche riletta, devo apparire una persona molto triste.
Ed è sbagliato perché io sono contenta, diciamo. Sono contenta di tante cose, che a volte sfuggono. Poi tornano. Poi non so.
Sono sola, e strano ma vero, piove oggi. Ma so che domani ci sarà il sole. La cosa mi rincuora.
Sto girando attorno a quello che vorrei scrivere, perché non riesco a chiarirlo nella mia mente.

Ho perso il lavoro, e ho perso anche la mia unica via di fuga, da casa. Forse sarò una delle poche persone che non sa cosa significa avere casa, nel senso di luogo dove convive una stessa famiglia e quindi anche la famiglia stessa.
Dirvi che sono quasi sempre sola, può chiarirvi la mia famiglia. E il lavoro, i miei cani, erano la mia famiglia. Erano gli unici contenti di vedermi ritornare, e tristi nel vedermi andare via. Bastava un loro abbraccio e tutti i problemi erano lontani. Ho perso il mio lavoro, ho perso tutto.
Sto perdendo anche la dignità. Io che ho affrontato mille cose, io che ce l'ho sempre fatta, mi ritrovo a dover fare i calcoli al supermercato per non spendere più di 10 euro. Perché non posso permettermi di più. E vedere mia madre lavorare tanto, troppo, e vederla scomparire nei dispiaceri. Forse è quello che mi uccide di più. E la notte. La notte è terribile.
Io ho già affrontato questa cosa, c'ero dentro. Ma mi sembra di essere ritornata indietro, invece di aver fatto dei passi avanti.
E come faccio a spiegare a una persona quello che ho dentro, quando mi chiede "Va tutto bene?", cosa che non succede molto spesso. Ma ogni tanto qualche anima gentile la domanda me la fa.
Oggi mentre ero alla fila per pagare alla cassa, davanti a me c'era una vecchietta, che aveva preso poche cose. Ha aperto il borsellino e senza volere, ho visto che c'erano dentro pochi spiccioli e la tessera sanitaria.
Alla cassa ha pagato con quel poco che aveva,  mi ha guardato e mi ha sorriso. Io vi giuro, l'avrei abbracciata e le avrei pagato la spesa, se solo avessi potuto.
Il fatto è che io guardo chi ho da parte ma non so se loro riescono a vedere me. Io vorrei solo che qualcuno mi dicesse "Ehy, la vita non finisce perché non hai soldi. Tu dai molto più di dei soldi, e di tutte le persone messe insieme". O semplicemente mi portasse, così di sua spontanea volontà, a vedere una città, a vedere una mostra a mangiare un gelato. Anche a tirare i sassi nel lago, fiume, mare. Va bene qualsiasi cosa. Ma non lasciatemi da sola. Sono stanca di stare da sola. Sono stanca di aspettare.
Sto impazzendo perché non sono utile. E la mia inutilità mi sta logorando a poco a poco. E mi sto consumando. Mi manca comprarmi i miei libri. Mi manca talmente tanto che ogni tanto vado in libreria solo per annusarli.
E poi penso che devo far mangiare i miei animali e la mia famiglia. Allora non mangio più io. Ma almeno loro hanno lo stomaco pieno.

La cosa che mi uccide più di tutti è il fatto che nessuno se ne accorge che sto morendo dentro.
Forse è quello che mi toglie il respiro.
L'indifferenza della mia vita, negli occhi delle persone.