giovedì 29 novembre 2012

Goodbye.


Mi sento un po' come quegli stracci abbandonati in qualche posto della casa.
Guardo la pioggia cadere, e le pozzanghere riempirsi, sembra che la notte non passi mai.
Non riesco a dormire stasera, non riesco a dormire da qualche notte.
Ho pesanti macigni sul cuore, e ronzii di pensieri nella testa. Mi chiedo dove posso andare per trovare un po' di pace. Un po' di sano silenzio.
Penso di essermi messa in situazioni troppo difficili per la mia fiducia. E penso che mi sto giocando ancora tutto.
Sto cercando di vedere i pro di tutta questa situazione. Poi ti penso e piango. Piango tanto.
Sembra che non finisca mai di piovere, stanotte.
Penso di non essere una persona stabile e, di essere abbastanza irascibile. Sono talmente stanca di lottare tutti i giorni da sola. Da sola, sempre sola.
Non ho intorno buone orecchie per l'ascolto, penso a volte.
Così mi sono affacciata alla finestra, e come una buona pazza, ho parlato alla pioggia dei miei
pensieri.
La solitudine a volte mi uccide.
Non sono sicura di soppravvivere ancora a tutto questo. A volte sembra tutto solo dolore.
A volte mi piace scomparire in mezzo a tutto ciò che posso sembrare, per non trovarmi. Per non sentire cadere pioggia.

giovedì 27 settembre 2012

Amore e altri deliri.

Ho tante cose da dire, ma non riesco ancora a tirarle fuori. Sono in un vicolo cieco. 
Mi sono un po' persa in quest'ultimo periodo nella confusione di me stessa. Ho pensato molto, troppo. Parlato poco. Sfogata zero.
C'è un malessere che mi sta mangiando dentro, mi rosicchia e non riesco a liberarmene. Sinceramente non so cosa sia, non so dargli un nome. E' un sentimento strano, oscillante. 
Scappa e ritorna a suo piacimento. 
E' come se avessi la sensazione che mi mancasse qualcosa di importante, ma non so dove mi manca e cosa mi manca. 
Mi faccio dei gran film mentali su cosa potrebbe essere: ci credo, mi incazzo, mi disincazzo, ci ripenso, divento triste, non ci credo e poi capisco che sono tutte cose inventante dalla mia mente. E' molto triste avere tante cose in testa e non riuscire a tirarle fuori. 
Una volta le esprimevo disegnando, adesso non ho più il tempo. No non è vero: non ho più la voglia. Non c'è più nessuno che vuole vedere cosa ho fatto, cos'ho creato. In effetti la scuola mi aiutava molto. 
Adesso seguo storie di animali abbandonati, e penso che è davvero triste amare a senso unico. 
Quando esplodi di amore per una persona, e questa neanche se ne accorge. Non ti guarda più, cammina al tuo fianco e tu diventi parte dello sfondo. 
E' difficile anche vivere in secondo piano. Per non parlare del terzo e via dicendo. Potrei anche sbagliarmi, forse ognuno ama a modo suo, ma l'indifferenza non mi sembra un gran gesto d'amore. 
E' necessario e inevitabile che la nostra felicità sia collegata alla vita di un'altra persona? E se sì, perché allora non amiamo incondizionatamente? Perché limitiamo? Perché sul pullman/metro/treno cerchiamo uno spazio vuoto, invece di occupare il posto vicino a un'altra persona?
E perché quando due persone hanno una relazione uno dei due ama più dell'altro? 
Perché ci limitiamo a vivere di briciole? Perché cavolo non diciamo alla persona che dovrebbe essere più importante:"Cazzo, tu persona più importante, mi hai reso la vita migliore da quando ci sei e, credo di amarti tanto da essere quasi pazzo di te"? 
Perché non facciamo uscire quelle parole dalla nostra boccuccia?
Forse io dovrei stare zitta, non lo faccio nemmeno io. Ma a volte penso a quanto è triste il fatto che ci creiamo da soli la nostra solitudine. 


venerdì 7 settembre 2012

Sguazziamo?

E' particolarmente malinconico non far parte della vita delle persone a cui vuoi più bene, o ami.
Vivere di illusioni non fa mai bene a nessuno.
Figuriamoci a me, che ho così paura; così tanta paura di essere ferita, o di farmi spezzare il cuore, che mi metterei un cartello addosso con scritto "Per favore, basta farmi del male. Grazie".
A volte mi manca il respiro da quanto ho paura, e quando poi mi rinchiudo nelle segrete dei miei pensieri, potrei stare lì per anni senza parlare. Non è affatto facile mettere qualcuno al primo posto. Ma soprattutto riuscire a capire che forse non ti farà male.
Ho paura di riprovare il soffocante dolore, gli occhi stanchi e umidicci, gli angoli della bocca in giù in quella smorfia di dolore che non passa mai.
Ma soprattuto sentire che si è spezzato ancora qualcosa. Che le speranze sono state ridotte a poltiglia di schifo.
Che poi ci sguazzo anche dentro allo schifo, non si limitano a spezzare speranze, sogni, promesse. Mi ci fanno rotolare dentro, tipo i maiali nel loro bel porcile.
Solo che io non ho un porcile, e le mie speranze/sogni/promesse o non esistono o sono poche. Comunque non abbastanza per sguazzarci dentro.
Forse chiedere di passare una vita serena, con una persona che ti rispetti e non ti prenda per il culo, è troppo di questi tempi.
Sguazzerò in qualcos'altro, probabilmente.

lunedì 23 luglio 2012

Le cose che contano.


<<"... Lei vuole prendere la strada comoda, perché ha paura. Perché se ci prova e fallisce, può prendersela soltanto con se stessa.
Beh, signorina, mi permetta di esporle il mio punto di vista: la vita fa paura, ci si abitui. Non esiste nessun rimedio miracoloso, dipende tutto da noi.
Quindi metta i piedi per terra, esca fuori di qui e incominci a impegnarsi sul serio.">>
<<" E se è troppo difficile? ">>
<<" Ho solo questo da dirle: nella vita le cose che contano, non si ottengono mai con facilità. ">>

martedì 3 luglio 2012

Segni

Ho cercato la forza di rialzarmi nelle piccole cose, come l'atmosfera che crea un tramonto. O sentirsi così vivi guardando l'alba, vedendo il mondo che si sveglia.
Ho guardato i movimenti lenti delle chiocciole, la fretta delle formiche, il volare dei coleotteri, i nidi delle rondini, il lamperggiare delle lucciole.
Continuavo a pensare: "Non può essere così brutto il mondo, se c'è tanta bellezza". Mi sono guardata dentro, non ho trovato molto da salvare, ma quel poco che è rimasto l'ho tenuto stretto.
Nel mio bozzo si stava sempre bene, ma so che non ci potevo stare per sempre. Non sapevo se qualcuno là fuori avrebbe accettato, fortunatamente mi sono ritrovata superman al mio fianco.
Nel mio bozzo non ci posso più tornare, ormai è rotto e mi tocca la realtà. Ma poi alla fine non è così male, insieme a te.
Pensavo di non riuscire più, invece hai realizzato quello che volevo. Penso di aver condiviso una parte di me stessa con te, ti ho fatto entrare nel mio fantastico bozzo, ma mi hai portato via e mi hai fatto vedere quanto altro c'era di bello al mondo. 
E quanto eri bello tu in mezzo a tutto questo. 
Per questo ho scelto di viverci dentro e di continuare a sperare. Ho lasciato tutto indietro, lontano dalla cosa bella che siamo. 
E' là in fondo tutto quel buio, e non torna. Fortunatamente. 
Ma dopo tutto questo tempo, riuscire a dirti che sono innamorata di te, credo che sia la cosa più bella che esista. 


domenica 13 maggio 2012

A te, a noi.

Non ho mai creduto nel "vissero felice e contenti", se me l'avessero chiesto un paio di anni fa, avrei risposto che non poteva mai esistere una specie di lieto fine, o simili.
Guardo ancora cartoni strappa lacrime, perché penso ancora che il mondo in fondo, molto in fondo, non è cattivo e del tutto crudele. Anche se spesso e volentieri queste mie piccole certezze cadono.
Ecco, quello che mi spaventa di più è che anche le certezze e sicurezze, cadono. Inciampano anche loro.
E le scelte a volte sono così difficili. Maledettamente difficili da fare, i bivi sono così impegnativi, che preferirei nascondermi sotto le coperte e starmene appallottolata fin quando non finisce tutto.
Ma so che appena metto il muso fuori dal letto, sono sempre lì ad aspettarmi.
Ho la forza di alzarmi, quando il mio cane si avvicina e mi cerca sotto le coperte. Perché capisco che qualcuno là fuori mi vorrebbe con lei/lui. Allora mi faccio coraggio ed esco, e tutte le mattine mi ripeto che sarò forte e che lo sono abbastanza per affrontare tutto.
Perché lo sono, nonostante tutto, lo sono.
Da quando sto cercando di rimettere in piedi un po' di te stessa, è sempre difficile rimettere in gioco tutto. Soprattutto dopo che per anni ho negato l'esistenza di qualsiasi bene proveniente dalle persone.
Poi quando ho incominciato a viaggiare, ho incontrato persone che mi hanno fatto cambiare idea. Alla fine tutto si risana, e tutto cresce.
Penso che il concetto di amore si confonda e a volte si sbiadisca nelle persone. Credo che amare qualcuno sia soprattutto scegliere di voler una persona in tutti i suoi pregi e difetti. In tutte le sue manie e debolezze.
E nonostante tutte le cose cattive, ma anche buone, stare vicini.
Scegliere di rivelare se stessi e di accettarsi. Anche quando la passione si affievolisce. Anche quando l'altro ti vomita addosso.
Non parlo molto del casino che c'è dentro di me, quello che riesco a tirare fuori è poco e niente,  le parole mi si fermano in gola. Stanno tutte lì, da anni.
Però mi auguro che attraverso qualcos'altro escano, magari qualcuno che legga nel pensiero.
Una volta riuscivo a sognare tanto. Adesso mi ritiro nel mio guscio, e cerco di curarmi e di ricostruirmi.
E mi sta sfiancando tutto questo, non pensavo di essere ridotta così male.
L'unica cosa che spero è che tutto il mio lavoro non vada perduto. E che il noi rimanga un noi, io te e tutto il nostro amore.

E' da un po' che vorrei scrivere una cosa, e visto che oggi è la giornata della mamma, mi sembra l'occasione giusta:

Non ti ho mai considerata tanto, perché il babbo era più importante, già da quando ero piccola non eri il mio punto di riferimento, ti vedevo solo con mio fratello mentre io viaggiavo per mio conto.
Mi hai sempre detto che hai più paura di me, perché sono stata sempre imprevedibile e, diversamente da mio fratello, mi sono staccata subito sia da te, sia da mio padre.
Quando è successo tutto il casino, nei primi anni, so di non essere stata proprio un modello di figlia. So che ti dispiaceva vedermi andare da lui, e lasciarti da sola. Ma, capisci, era il mio supereroe.
Poi crescendo, mi sono accorta di tutti i sacrifici. Della mancanza di soldi, e di tutti i "pasticci" di pane e formaggio che ci davi per farci mangiare qualcosa. Sembra incredibile tutta questa sofferenza.
Mi ricordo ancora quando cantavi Masini con mio fratello, mentre io me ne stavo in disparte in qualche parte della casa. Vi sentivo, ma non partecipavo.
Ero già stata ferita da uno dei miei genitori, non potevo permettere che anche l'altro mi deludesse.
Anche se l'hai fatto mettendoti a bere. E sono stata tanto cattiva, quando lo facevi, perché non potevi deludermi. Anche se capivo perché lo facevi. Mi hai sempre detto che non vi siete mai accorti di quanto soffrissi, ho sempre voluto risponderti, ma me ne sono sempre andata.
Perché sapevo quanto avevi sofferto tu, perché farti pesare anche il mio di dolore? In fondo la Giulia ridere sempre.
E il vizio non mi è mai passato, perché era più facile ridere di queste cose che parlartene. Mi sono sempre accorta di tutti i tuoi mal di schiena e del mal di gambe, di tre lavori in un giorno.
E di tutti i pianti. E di tutta la voglia che avevi di abbracci, ma per quelli avevi mio fratello. Perché io non sono mai stata brava ad abbracciare. E l'unica volta che l'ho fatto era quando lo zio è morto.
So di quanti sensi di colpa hai nei nostri confronti. Ma ti assicuro, a volte penso che sia stato meglio così, e che sia meglio così.
Hai fatto dei libri il mio cibo, e la musica la mia salvezza. Mi hai insegnato ad avere gli animali come migliori amici, e a volergli bene incondizionatamente.
Mi hai fatto vedere che le cose vecchie hanno una storia dietro e che a volte è meravigliosa. Mi hai insegnato a sognare ed andare lontano con l'immaginazione, in paesi sconosciuti quando non potevamo andare da nessuna parte.
Mi hai insegnato che la famiglia è importante e che mio fratello ci sarà sempre per me. Ci hai insegnato a volerci bene, tanto da non poter fare a meno di noi due.
Mi hai insegnato a immaginare che anche i sassi abbiano una storia, e tutte le cose in generale, dall'albero ai pupazzi.
Mi hai insegnato che i soldi non sono tutto, e che è molto più importante avere qualcuno che ti vuole bene accanto. Ma fanno sempre comodo.
Mi hai insegnato a tornare a casa quando avevo un problema, perché ci sarebbe stato sempre un posto per una selvaticona come me.
Mi hai insegnato a tornare in generale. Ovunque io sia, nella mia immaginazione o a mille chilometri da te.
Mi hai dato baci mentre dormivo, e tante carezze, perché era l'unico momento in cui te lo lasciavo fare.
Non ti dirò che sei la migliore mamma del mondo, ti dirò che se tu non fossi così io non sarei così, e che anche se sai che me ne andrò, tornerò sempre da te.
Non ti lascerò biglietti sdolcinati come mio fratello sul cuscino, ti dirò che sto scappando ed invece sto tornando.
Sarò ancora chiusa ermeticamente, ma quando ti addormenterai d'inverno di coprirò e d'estate accenderò il ventilatore.
Ti aiuterò a portare le borse della spesa, e tutte le altre cose che devi portare anche se mi fa male la schiena e sono stanca dopo il lavoro.
Ti farò da mangiare, e ti farò le torte quando avrai voglia di dolci. Ti aiuterò a trovare gli occhiali che ogni giorno perdi, e ti comprerò la settimana enigmistica per farti fare i rebus.
Ti porterò a casa i fiori che ti piacciono. Ti prenderò i libri che ti piacciono. E i dischi dei Queen che non hai.
Ti farò partecipe di tutte le mie scoperte, e ti chiamerò quando farò tardi la sera.
Ti abbraccerò più spesso, perché nonostante tutto ti voglio bene.




Se siete arrivati fin qua, complimenti.

giovedì 10 maggio 2012

domenica 6 maggio 2012

.


Quando si accende l'amore è una pazzia temporanea: l'amore scoppia come un terremoto e, in seguito si placa.
E quando si è placato bisogna prendere una decisione: bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così
inestricabilmente intrecciate, che è inconcepibile il solo pensiero di separarle.
Perché questo è... L'amore è questo.
L'amore non è turbamento, non è eccitazione, e non è il desiderio di accoppiarsi ogni istante della giornata.
Non è restare sveglia la notte immaginando che lui sia lì a baciare ogni parte del tuo corpo.
No, non arrossire. Ti sto dicendo delle verità.
Questo è semplicemente essere innamorati, e chiunque può facilmente convincersi di esserlo.
L'amore invece è quello che resta del fuoco, quando l'innamoramento si è consumato.
Non sembra una cosa molto eccitante vero? ... Ma lo è.
Tu credi di poter anche solo immaginare che arriverai a provare questo?

martedì 1 maggio 2012

gravity.


Baby,
It's been a long time coming,
Such a long, long time.
And I can't stop running,
Such a long, long time.
Can you hear my heart beating?
Can you hear that sound?
Cause I can't help thinking
And I won't stop now

And then I looked up at the sun and I could see
Oh, the way that gravity pulls on you and me,
And then I looked up at the sky and saw the sun,
And the way that gravity pushes on everyone,
On everyone.

Baby,
When your wheels stop turning
And you feel let down
And it seems like troubles
have come all around
I can hear your heart beating,
I can hear that sound,
*but* I can't help thinking.
And I won't look now.

And then I looked up at the sun and I could see
Oh, the way that gravity pulls on you and me,
And then I looked up at the sky and saw the sun
And the way that gravity pushes on everyone
On everyone
On everyone

domenica 22 aprile 2012

Le scatole piene.

C'è una linea che mi perseguita, rimbalza sulle cose mentre sono in movimento. A volte va a ritmo di musica, mi segue ovunque vada.
A volte la vedo che rimane un po' indietro.
E' una linea rilassante quando chiudo gli occhi, la vedo correre nel buio.

Tempo fa esistevano gli uomini scatola: erano esseri viventi che contenevano altri esseri viventi. Ovviamente non potevano contenere tutti gli esseri viventi, c'era un essere vivente giusto per ogni uomo scatola.
Gli uomini scatola potevano essere anche donne scatola, o bambini scatola e, persino, animali scatola.
Per quante intemperie si abbattevano su questi esseri viventi scatole, rimanevano integri. Ogni dolore, felicità, rimpianto o rimorso veniva assorbito dal cartone che era abbastanza forte da sopportare anche una pioggia di lacrime;  sapevano che comunque si sarebbero asciugati in qualche modo.
Non andavano a cercare il loro contenuto perfetto, erano disillusi sul trovarlo. Ma cercavano di contenere come meglio potevano quello che gli si presentava davanti.
E' difficile contenere le persone, se ti sommergono di qualcosa che tu hai già troppo dentro di te.
Così cercavano di non far traboccare niente dai loro margini imperfetti, e anche un po' mangiucchiati dalla vita.
Il loro sogno più grande era riuscire a contenere bene, così da far sentire bene e comoda la persona che contenevano.
I sogni delle scatole sono fatti di carta, sono leggeri, per questo volano meglio.
Da grande vorrei essere una bella scatola, o una bella cosa da contenere bene.

                                                                                                           G. anni 9

martedì 10 aprile 2012

C'era la neve, forse troppa. Nascondeva bene tutto, le tue bugie soprattutto.
Di cuori spezzati ce ne sono in giro già troppi, non credi?
Mi baciava, maledetta neve.
Ti senti sola perché non ti piace tornare tardi, con l'odore di persone sconosciute addosso?
In verità sei capace di amare?
Cibo per i miei piccoli demoni, le tue bugie.
Hai qualcosa da nascondere?

tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun tun

singing out ah ah ah yeah
ah ah yeah
ah ah yeah
and everything's not lost
so come on yeah
ah ah yeah
come on yeah
and everything's not lost
ah ah yeah
ah ah yeah
ah ah yeah
and everything's not lost
so come on yeah
ah ah yeah
ah come on yeah
come on yeah
ah ah yeah
come on yeah
and everything's not lost
sing out yeah
ah ah yeah
come on yeah
everything's not lost




Fai schifo.
Con affetto, tutta me stessa.

martedì 27 marzo 2012

Mi hai chiamata, mi hai detto che stavi male. Mi dispiace. Cosa ci posso fare io? Ormai sei cosa lontana.
Il bene, ormai è qualcosa rimasto in sospeso in un tempo in cui si poteva aggiustare tutto, è rimasto su quel bivio. Non ho preso nessuna strada, nessuna delle due, sono andata direttamente ovunque tranne su quelle due. E adesso tornare come prima, tornare indietro, sarebbe solo riaprire ferite che si sono dimenticate di essere ciò che sono.
"Purtroppo genitori non si nasce", "Purtroppo è troppo tardi". Tutto ciò da allora è cambiato, non che sia stata la causa di tutto, ma ha aiutato.
Le piccole luci che un giorno ti chiesi cos'erano, le vedo ancora, sai. Non sempre, ma qualche volta si fanno vedere anche loro.
Ed è tutto così lontano, ma fa ancora così male. Capisci?
Mi sono rinchiusa in stanze buie per anni, cercando di non vedermi, perché mi ricordavo di te. E adesso che mi guardo lo specchio, spero di essere cattiva tanto quanto lo sei stato tu. Almeno con te.
Prima o poi ti ritorna indietro tutto.

sabato 24 marzo 2012

Ciao,
Ti scrivo qua, come al solito, perché purtroppo non ho tempo per venire da te. Ieri era il tuo compleanno, non ce ne siamo dimenticati. Ti ho pensato tanto. Un po' ieri mattina mi si bagnavano gli occhi.
Ma è stato un momento di debolezza, dopo tutti questi anni uno pensa anche che le cose si superino, soprattutto una normale come questa.
Dall'anno scorso non è cambiato molto, sempre i soliti dannati problemi, io lavoro ancora, e siamo sempre lì. Tu come stai?
Pensavo a quando mi facevi le foto mentre mi facevi la linguaccia e io ti imitavo, mi è scappato un sorriso. Poi ho messo su una canzone per noi due, per scrivere queste cose.
Mi piace la colonna sonora.
Non ho più tanti sensi di colpa, solo un po' di nostalgia. Piango meno, e un po' più in silenzio. Mi mancano le tue carezze.
Ho cercato di non pensarti troppo ieri, non volevo stare male. Ma oggi non riuscivo più a tenere dentro niente, cavolo, sto perdendo colpi.
A volte vorrei essere con te, per non stare qua, ma sarebbe troppo egoista da parte mia.
Allora mi limito.
Novità? Abbiamo cambiato casa, l'altra bestiola è felicemente fidanzata e io ho conosciuto una persona.
Lo so che mi faresti il terzo grado, cioè chiederesti alla mamma... A volte è difficile.
E' da un po' che non mi vieni a trovare, che fine hai fatto?
Non ci sei più?
Non lasciarmi da sola, dai. Per favore, è faticoso senza nessuno su cui contare.
Non andartene, mi ricordo ancora di te.

sabato 10 marzo 2012

Oinotna.

La prima volta che ti ho visto, ero impaurita e non volevo guardarti negli occhi.
La seconda volta, mi hai sorpreso.
La terza sono rimasta stecchita, lì, senza parole. Da quando sei entrato nella mia vita sono cambiate tante cose. E sono cambiata anch'io. Tutto ciò che ero mi sembra qualcosa di lontano. Tutto il dolore, è colato via. Evaporato. E a poco a poco sta tornando terreno fertile. Ma soprattutto il mio cuoricino, quello che mille volte ho detto di non avere, batte. E dopo tutto questo tempo, batte sempre ancora forte quando ci sei tu.
Quando mi avvolgi, e sembra che niente mi possa fare ancora male. Sembra che nessuno possa ancora distruggerlo.
Come se sbocciassi ogni volta. Con te è sempre primavera, per me.
Mi chiedo come fai a sopportarmi, in certi miei atteggiamenti davvero odiosi, anche per me.
Mi chiedo come hai fatto a far sparire tutti quei mostri. Tutte quelle cose cattive che mi schiacciavano.
Poi ti guardo negli occhi, e capisco che non c'è nessun altro posto dove vorrei stare, se non lì.
Proprio lì, nei tuoi occhi.
Cerco costantemente di avere un posticino speciale, nel tuo cuore. Cerco sempre di dare il massimo di me, per te.
Senza fatica, senza dovere. Semplicemente un posto caldo dove rannicchiarmi, in te, dove sto talmente bene che faccio fatica a pensarmi altrove.
Mi sono innamorata dei nostri silenzi, e dei tuoi occhi.
Così grandi che, ci sono dentro tutta.
E ti amo.

martedì 6 marzo 2012

Esistono persone che si sentono sole, nonostante la famiglia, gli amici. Persone che vengono trattate come mostri, ed emarginati.
I bordi sono sempre il posto migliore dove tenere queste persone.
E le lacerazioni del cuore fanno sempre male. Sempre.

Era sera, e l'odore di stazione e di gente partita e ritornata aleggiava ancora nell'aria. C'erano poche persone, aspettavo il treno, e sembrava che non arrivasse mai.
Seduta su un piccolo spazio di panchina aveva paura di occupare troppo spazio nel mondo. Volevo annullarmi. Intanto che provavo, si sedette da parte a me un signore di mezza età, sembrava abbastanza indaffarato, tra cellulari e borse.
"Sa se ferma a Parma questo treno?"
"Io vado a Piacenza, magari ferma anche lì, non saprei proprio"
"Questi treni, non si capisce mai niente... Sta tornando o partendo?"
"Tornando"
"Fortunata lei, io parto"
" E dove va?"
" Ah, da quando sono in pensione, visto che sono solo, mi sono messo a girare l'Italia"
"Wow, piacerebbe anche a me!"
"Alla sua età?"
"Anche"
"Ma alla sua età si deve pensare a divertirsi, all'amore, non vada troppo lontano poi si perde"
"Ci si perde anche non andando lontano"
" Questo è vero. Lei è innamorata?"
"Non so cosa significhi veramente, ma non credo di esserlo, o di esserlo mai stata"
"Vedrà che quando gli attimi conteranno emozioni, e infiniti sarà innamorata"
" Ne è così sicuro?"
"Come sono sicuro di aver visto poche persone tristi come lei"
"Da cosa l'ha capito?"
"Ho visto tante persone nei miei viaggi, alle volte fotografo i volti, mi piace studiarmeli"
"Sembra un po' strano"
"Tutto è strano, e se vuole un consiglio il miglior modo per affrontare la tristezza è raccontarla"
"Mi sta chiedendo l'impossibile"
"Tutto è possibile, se lo ricordi, anche che i suoi occhi ritornino sereni"
"Questo è il mio treno"
"Arrivederci"
"Arrivederci, buon studio dei volti".

















Everything's no lost. 

giovedì 1 marzo 2012

Guardavo il secchio riempirsi, e la stanchezza aumentare mentre l'acqua scorreva imperterrita. Pensavo ai mal di schiena, alle lacrime mattutine che assaltano gli occhi, mentre veloci le cose passano fuori dal finestrino. Pensavo alle vite perdute per una scelta. Ai rimorsi, ai rimpianti. 
A sentire le cose scivolare via. Troppo tardi per recuperarle, troppo presto per prenderle. E mentre il secondo secchio iniziava a riempirsi, mi chiedevo se la mia vita finiva lì. 
E' tutto questo che posso desiderare dalla mia vita?
E' tutto questo che posso meritare?
E' tutta qua la mia vita?
E' così la vita?
Tutti i sogni rimangono sogni e i desideri, solo illusioni?
E' così che finisce? Tutto qua?
Mi chiedevo cosa vedessero gli altri nei miei occhi. 
La vedranno anche loro la mia tristezza? Quando girerò lo sguardo verso il finestrino, si sentirà che piango?
Il secchio trabocca, l'acqua mi cade sugli stivali. I cani mi chiamano. 
C'è una vocina dentro di me che dice un'unica parola:" Vattene". 
Lascia tutto e vai. 
Ma dove? 
Non ci sono cuori che riescano a contenere me. Forse. 
E mentre prendo i miei secchi, mi lascio in dietro i pensieri. Lì lascio lì, magari qualcuno li raccoglierà. Insieme a me. 


giovedì 2 febbraio 2012

Fall.

Non voglio sfogarmi, né voglio nemmeno esprimere troppe cose, non sarebbe da me.
Per sfogarmi dovrei tirare un pugno a qualcuno e, per esprimermi dovrei trovare parole che non voglio cercare.


Ho cercato di trattenere le lacrime sul pullman, ma vedevo scorrere tutto così veloce, che sembrava che anche la mia vita scivolasse via con quello scorrere. Che ne è della mia vita?
Dei sogni. Delle promesse a me stessa?
Dove sono finita?
Sotto il cumulo di debiti di mia madre? Sotto la paura di uscire di casa?
Forse sono sotto il rapporto conflittuale con mio padre?
O probabilmente mi sono lasciata scivolare via quando ho cominciato a non sapere più chi ero, quando non mi riconoscevo più allo specchio, e sopportavo la mia immagine, la portavo con me come una valigia che non si può lasciare andare. Così mi sono portata dietro la mia facciata sorridente e ho nascosto tutto sotto tutte quelle bugie. Agli altri, a me stessa.
Mi sono sempre mentita da sola, e sapevo di non dirmi la verità.
E adesso che vorrei solo liberarmi di tutto, e andarmene, non mi trovo.
E la valigia è troppo pesante, e sembra che gli errori degli altri ricadano su di me con un tonfo sordo, nascondendo ancora di più; nascondendomi ancora di più.


Tempo fa sapevo ancora guardare le stelle, e avevo brividi di speranza.
Tempo fa sorridevo davvero.
Tempo fa.


                                                              Look at the stars, falling down, 
and I wonder where, did i go wrong. 

giovedì 26 gennaio 2012

Hai mica sentito?

G.: Allora come sta tuo papà?
G.: Bene bene, oggi si è fatto anche la barba!
G.: Ahahahah! Bene, non era niente di troppo grave.
G.: No no, tu invece come stai? L'altra settimana ti ho sentito un po' giù.
G.: Cosa dobbiamo fare stasera allora?
G.: Niente di particolare: aperitivo, poi si guarda dei video e si ascolta i due candidati.
G.: Bene bene, mi sono vestita anche bene, hai visto?
G.: Ooooh che brava! Comunque non mi racconti mai niente... Perché non mi parli? Non ti obbligo, ma se hai bisogno di sono.
G.: Va bene.
G.: Non ne hai intenzione?
G.: Hai mica sentito Giacomo?

giovedì 19 gennaio 2012

Racconto: #6 Alice

[...] Brutte bestie le cicatrici, tradiscono ogni tuo sorriso.
Alice si sorprende ancora dei sorrisi, rivolti a lei. Come un po' di tempo fa quando un bambino, mentre stava facendo una passeggiata con i cani, le ha sorriso. Le è sembrato che per un momento la corazza creata si sciogliesse.
Ad Alice hanno insegnato a tenersi tutto dentro, a non dimostrare mai affetto né dolore. E con gli anni diventa routine, sorridere e far finta di niente. Si diventa dei gran attori. Peccato per una cosa, pensa sempre Alice, gli occhi.
Gli occhi parlano un po', raccontano tante cose a chi sa leggerli.
Alice guarda spesso negli occhi, ma non si lascia mai guardare più di tanto nei suoi. Preferisce farlo quando l'altra persona guarda qualcos'altro nel suo viso, e non proprio i suoi occhi.
Quando guarda negli occhi dei suoi cagnolini, vede spesso qualcosa; i più tristi pensa, sono gli occhi dei cani appena arrivati: spaesati, ma soprattutto abbandonati. Avete presente l'espressione dell'abbandono? Il loro piccoli occhi a bottoncino che ti guardano e ti chiedono: "Ma dov'è il mio padrone?", "Cosa ci faccio qui?" e tante altre cose. Alice pensa, che la peggior cosa è vedere quell'espressione sugli umani. Perché non si torna indietro, per quanto il padrone possa tornare a riprendersi il cane, o una persona a ritornare dall'altra, quell'espressione un po' rimane. E più non capisci perché se ne sono andati, più l'abbandono rimane. E a volte ti rimane un po' dentro, come vecchi libri impolverati in soffitta, un po' ammuffiti per l'età, ma ancora leggibili.
Vecchie e polverose emozioni, che nascondi nei tuoi scatoloni.
Per quanto tu possa andare avanti, voltare pagina, scrivere nuovi racconti ecc ecc.. il passato è passato, e se lo è, è stato parte di te. Un giorno era presente, il giorno prima forse futuro.
E allora Alice si chiede: cos'è che può far togliere quel ricordo di espressione negli occhi? [...]

lunedì 2 gennaio 2012

Tra parentesi.

Sentivo il mio cuore oscillare come lenzuola stese su un filo. Le tue mani che cercavano me e io che cercavo te, a due centimetri di distanza. E le tue braccia sembravano interminabili in quegli abbracci che speravo durassero... Durassero almeno il tempo di rendermi conto che c'ero io, dentro a quegli abbracci.
Potevo fare tutto in quei momenti. Era lontano tutto, anche me stessa.
Non mi ricordo di aver sentito un solo cuore battere.
Casa... Mi sentivo a casa dentro alle tue braccia.
Benvenuto a casa.

Heal the scars from off my back
I don't need them anymore
All my nightmares escaped my head
Bar the door, please don't let them in